Full text: Tesoro dorato e altre novelle

IL FIGLIO DEL PORTIERE 67 
convenne che si riconosceva be- 
nissimo quello che il bambino 
aveva voluto riprodurre. — Ha 
dell’ ingegno — furono le parole 
che la portiera le intese dire, e 
si affrettò a riferire in casa sua. 
Il generale e la sua signora 
erano persone altolocate : ave- 
vano due begli stemmi dipinti 
sulla carrozza, ciascuno il suo, e 
la signora li aveva fatti mettere 
su ogni capo di biancheria, al 
diritto e al rovescio, sulle sue 
sacche da viaggio e persino sulle 
cuffie da notte. Il suo stemma 
era stato comprato a caro prezzo 
dal padre, che nascendo non ne 
aveva avuti; e nemmeno lei che 
era venuta al mondo sette anni 
prima del suo titolo nobiliare. 
Tutti se lo ricordavano, ma 
lei no. 
Il generale era già vecchio ed 
aveva i capelli grigi, ma a ca- 
vallo faceva ancora una discreta 
figura; e siccome lo sapeva, usciva 
sempre a cavallo, con un sol- 
dato che lo seguiva ad una certa 
distanza. Persino quando entrava 
in un salotto sembrava inalbe- 
rato sul suo cavallo; e di deco- 
razioni ne aveva un numero in- 
credibile, una vera costellazione : 
ma non era colpa sua; era en- 
trato giovanissimo nell’ esercito 
ed aveva assistito spesso a quelle 
piccole manovre che in tempo 
di pace si fanno fare alle truppe 
durante l’ autunno. 
A quel proposito raccontava 
un aneddoto ; il solo, del resto, 
che sapesse raccontare. 
Un giorno uno dei suoi sot- 
tufficiali tagliò la strada ad un 
principe nemico, e lo fece pri- 
gioniero con tutta la sua scorta : 
il principe ed il seguito, come 
prigionieri, dovettero attraver- 
sare la città dietro il generale vit- 
torioso; ed il generale ogni anno 
ricordava questo avvenimento, 
ripetendo le parole che aveva 
detto al principe nel riconse- 
gnargli la sciabola. 
— Altezza, solamente un sotto 
ufficiale poteva essere capace di 
farvi prigioniero, io non l’ avrei 
mai potuto! — E il principe 
aveva risposto : — Voi siete un 
uomo incomparabile. — 
Ad una guerra per davvero, il 
generale non si era trovato mai, 
e quando ne scoppiò una egli fu 
mandato in missione diplomatica 
presso tre corti straniere. Par- 
lava benissimo il francese, tanto 
da aver quasi dimenticato la sua 
lingua nativa, ed inoltre ballava 
a perfezione ; per cui le deco- 
razioni spuntavano sulle sue giub- 
be come le erbacce nei campi. 
Una delle più belle signorine 
danesi gli aveva presentato a 
sua volta le armi, ed era dive-
	        
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